Cosa prevede la nuova
legge sulle convivenze
La nuova Legge Cirinnà sulle unioni civili, approvata lo
scorso febbraio 2016, ha modificato sostanzialmente la situazione per le persone
conviventi. Secondo il testo saranno considerati conviventi di fatto “due
persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di
reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di
parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile”.
In base
alla nuova legge sulle convivenze
l’accertamento delle stesse avverrà tramite una dichiarazione anagrafica che la
coppia dovrà presentare agli uffici comunali di riferimento. Con questa
dichiarazione viene attestata la costituzione di un nuovo nucleo famigliare e
l’uscita dal precedente. Chi, dunque, deciderà di andare a convivere è tenuto a
presentare questo certificato al momento del cambio di residenza. Le coppie che
già convivono nella stessa abitazione e hanno la stessa residenza, invece,
possono compilare e presentare l’apposito modulo che viene messo a disposizione
dal proprio Comune.
I nuovi diritti per le convivenze
In materia di convivenze
l’innovazione principale più importante della nuova legge è l’acquisizione dei
diritti che fino a quel momento non erano mai stati garantiti. Infatti, ai
conviventi, verranno applicati gli stessi diritti validi per i coniugi sposati
in maniera civile o religiosa. Avranno, dunque, diritto reciproco di assistenza,
di visita, di accesso alle informazioni in caso di malattia o di ricovero
presso l’ospedale e potranno designare il proprio partner come rappresentante
in caso di malattia limitante o in caso di morte.
La casa comune, il mantenimento e gli alimenti
La nuova legge sulle
convivenze prevede che, in caso di decesso del convivente proprietario
dell’abitazione, l’altro potrà restare nella stessa fino a 5 anni.
Per quanto
riguarda i doveri, la Legge Cirinnà stabilisce che il giudice possa obbligare
l’ex convivente ad adempiere agli alimenti per un periodo proporzionale alla
durata della convivenza, nel caso in
cui egli non sia autosufficiente e i suoi famigliari non possano aiutarlo.